Marco Bovati ha sperimentato una proposta di innovazione didattica all’interno del suo corso “Teorie e Tecniche della progettazione architettonica contemporanea”.
Si tratta di un corso di circa 55 studenti frequentanti in cui la classe viene divisa in due sezioni e, successivamente, in gruppi. A ogni gruppo viene affidato un tema (scelto tra una lista di 10). L’obiettivo finale è quello di sviluppare, a gruppi, un manifesto che, secondo lo stile dei manifesti che nella storia hanno enunciato i principi di gruppi di artisti, letterati o scienziati, sintetizzasse in una chiave stilistica assertiva i principi chiave di uno specifico movimento o di una particolare tendenza.
Durante le lezioni, dopo una lezione introduttiva sul concetto di manifesto in Architettura, gli studenti discutevano tra loro e con il docente al fine di sviluppare le proprie argomentazioni rispetto all’argomento assegnato a un tale livello di profondità da scoprirne i lati positivi, ma anche negativi.
In questa fase gli studenti dovevano agire anche come “peer reviewer”, dando indicazioni, consigli e spunti di miglioramento ai colleghi: su questo aspetto si sono incontrate le maggiori difficoltà, dovute forse ad una diffusa insicurezza nell’esporre le proprie considerazioni sui lavori altrui.
Il manifesto è stato, alla fine del corso, valutato da una commissione di esperti esterni, coinvolti dal docente, che ha assegnato dei punti aggiuntivi all’esame a seconda dello svolgimento dell’esercitazione.
In sede di esame gli studenti hanno esposto il lavoro svolto all’interno del gruppo. La difficoltà maggiore è stata, in molti casi, prendere le distanze dal lavoro svolto e esercitare il proprio pensiero critico riguardo il movimento o alla tendenza architettonica oggetto del manifesto sviluppato dal gruppo: spesso gli studenti si erano fortemente appassionati al tema e faticavano a valutarne eventuali limiti.
Gli obiettivi della sperimentazione didattica sono stati:
- Migliorare il coinvolgimento degli studenti sia in termini di frequenza alle lezioni sia come coinvolgimento rispetto ai temi trattati;
- Stimolare l’approfondimento di argomenti specifici e favorire lo sviluppo di capacità argomentative, come richiede la stesura di una proposizione di intenti;
- Sviluppare capacità di sintesi e grafiche perché il Manifesto oggetto dell’esercitazione è non solo un testo scritto, ma anche un elaborato grafico.
I risultati, riferisce Bovati, sono stati positivi sia in termini di costanza di partecipazione al corso e soprattutto all’esercitazione che non ha avuto nessun abbandono, un netto miglioramento rispetto all’anno , quando ad abbandonare l’esercitazione tradizionale sotto forma di tesina era circa un terzo degli studenti. Anche la performance all’esame è migliorata con un incremento medio di circa due punti nel voto finale.